TEATRO PERSONALISTA

Blog del : 12/05/2012
Scritto da: Roberto M. Iannone

Parafrasando Fra’ Pierluigi Marchesi, che fu Priore Generale dell’Ordine Ospedaliero dei Fatebenefratelli e già alla fine degli anni ’70 identificò chiaramente il percorso di un moderno modello di umanizzazione delle cure, umanizzare con il Teatro non è come stendere una mano di vernice sulle pareti di casa; significa intervenire in modo radicale sulla struttura stessa della casa. Fuor di metafora: non è qualcosa da fare in più, in aggiunta! E’ un azione che ribalta i rapporti, le comunicazioni, il potere e la vita affettiva in Teatro, in quanto rapporti, poteri, comunicazioni e sentimenti sono rivolti alla persona-attore e alla persona- spettatore, al loro benessere, in una prospettiva di lavoro non solo scientifica e tecnica ma anche umana.

Cosa significa Teatro Personalista ? Per prima cosa significa non rinunciare ad educare. Questo verbo, oggi, sembra far paura quando invece dovrebbero far orrore la superficialità e la maleducazione. Il Teatro è la  casa.  A volte, come succede nelle nostre case, alcune stanze non vengono messe in comune, rimangono riservate ed aperte solo in rare occasioni. Questo è quello che succede in Teatro, ad es., nei confronti di attori- persone con disabilità. A loro il mondo professionale riserva occasionalmente il Lunedì, giorno in cui in Teatro non si lavora, per le loro esibizioni oppure Festival- recinti ad uso interno al mondo della disabilità. Come appare del tutto evidente non tutte le disabilità sono compatibili con il lavoro professionale attoriale, registico, tecnico, autoriale, come è del tutto evidente che non tutti hanno talenti adeguati alla professione. Ma tra coloro che ne hanno quanti vengono assorbiti, magari in carrozzina, dal mondo del lavoro ? Non solo di barriere architettoniche sto parlando, ma parlo del fatto che la lotta agli stereotipi culturali  (negativi) non afferisce solo a scelte morali individuali, a sensibilità personali, ma è legge dello Stato.

Quello della disabilità è solo un esempio di come si possa ri- strutturare ed umanizzare il Teatro.

“La Voce di Rita”  da anni “abita” ed “ospita” in Teatro organizzando iniziative che hanno per fine l’acquisto di macchinari per la ricerca e la prevenzione in ambito sanitario. Farlo in Teatro non è la stessa cosa di inviare un sms. In Teatro le persone- spettatori si relazionano, si guardano, si conoscono, si rendono conto che insieme possono fare molto di più che da soli per chi è solo.

Questa è l’idea di comunità. In anni di recessione economica il Teatro, messo da parte dai nuovi social network, rivela ancora una volta il volto della presenza, presenza dell’Essere Umano in carne e spirito al servizio dell’Essere Umano che, nel percorso della vita, può trovarsi solo, ai margini, non visto e non ascoltato. Un grazie alla “Voce di Rita” , come Onlus attenta ai bisogni di chi ha bisogno, che alla voce di Rita che a tutti noi che l’abbiamo ascoltata continua a dire di impegnarci sempre di più.

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